Descrizione
«La galera è sempre una grossa esperienza. D’accordo che è meglio non farla ma se il destino ti porta a viverla, l’importante è viverla con serenità, con distacco, senza drammatizzarla più del necessario. Specie se si è innocenti. Si direbbe che Guido ci sia riuscito. Anzi, c’è riuscito benissimo, come si capisce leggendo questo suo racconto, lineare, preciso, beffardo che vi invito a leggere anche perché costituisce una testimonianza vivacissima e molto interessante su quella che è l’incredibile, assurda e, per certi versi, tragica realtà del sistema giudiziario e carcerario vigente in Italia, “Patria del Diritto”».
Giorgio Pisanò (“Candido”, luglio 1981)
«Ritrovarsi in carcere per un articolo che, a meno di un anno dalla strage di Bologna del 2 agosto 1980, ipotizzava quello che sarà “certificato” da una perizia quarant’anni dopo; è quello che capitò al vicedirettore responsabile del Candido».
Federico Gennaccari (“100 personaggi della Destra”, Fergen, 2022)
Fu nei 12 mesi in cui si sviluppa questo racconto, a cavallo tra l’agosto 1980 e il luglio 1981, che si decise che nessuno avrebbe mai saputo la verità sulla strage alla Stazione. Quella verità che Giorgio Pisanò aveva “intuito” in un articolo su Candido del giugno 1981 che costò l’arresto al suo vice (unico giornalista a essere stato detenuto per non aver rivelato le fonti d’informazione). Da qui si parte per riscoprire i teoremi, le trame, le omissioni, le persecuzioni e i coscienti depistaggi orditi dalla magistratura bolognese con la complicità dei servizi segreti. Un castello di menzogne, pregiudizi e sordidi intrighi che dura da più di 40 anni.
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